Meglio senza l’Italia

Non sono il primo a scriverlo ma l’ho subito pensato: “la Fiat starebbe meglio senza l’Italia” ecco la poutanade di Sergio Marchionne (un mix tra puttanata e boutade).

Ganzo, il Sergio. La Fiat e’ quella che e’ grazie al contributo di tutti gli italiani, che per anni hanno pagato la cassa integrazione, le agevolazioni eccetera a quella “grande” fabbrica. Se lo stato non l’avesse favorita con tutti i mezzi ora non sarebbe dov’e’. Se poi la posizione non gli piace, tant’e'!

Forse per tutti sarebbe stato meglio che non ci fosse stata la fabbrica d’automobili in Italia e avremmo avuto un sistema di trasporti ferroviari migliore (??).

2 comments ↓

#1 hronir on 10.25.10 at 10:32 pm

Secondo me sbagli il punto.
Agevolazioni ed incentivi — ovvero distorsione del mercato pagata coi soldi dei contribuenti non certo consensienti — sono qualcosa di cui dovrebbero vergognarsi tutti, sia lo stato che li ha concessi che la Fiat che li ha ricevuti. E rinfacciare ora quei “favori”, poi, significa non solo persistere in quell’errore ma addirittura essere ingenui nel pensare che possano essere “restituiti”. Del resto limitarsi a chiedere che la Fiat continui a lavorare in Italia in perdita et amor patriae è assurdo, da qualsiasi punto di vista la si guardi.

Il punto vero, secondo me, che non ho sentito sollevare da Fazio né mi è capitato di leggere in giro, è un altro. Che le fabbriche italiane lavorano in perdita è un dato di fatto, il mercato del lavoro sta subendo l’entrata in gioco dei mercati emergenti ed è chiaro che il lavoratore cinese costi molto ma molto meno di quello italiano. Ma pretendere che, per questo motivo, debba essere il lavoratore italiano ad adeguarsi agli standard cinesi significa giocare al ribasso, ed è questo che doveva essere rinfacciato a Marchionne. Continuare a lavorare in Italia significa invece giocare al rialzo, investire sul valore aggiunto che non può essere delocalizzato in Cina e cioè innovazione e sviluppo. Il lavoratore italiano deve essere portato a *valere* più di quello cinese grazie e le fabbriche italiane dovrebbero continuare a rimanere operative *non* per produrre in perdita quel che si può produrre a meno in cina, ma per correre in avanti in direzioni nuove, su linea di ricerca avanzate, guardando alle auto del futuro.

Tutto il resto è populismo ed assistenzialismo, non risolve il problema, al massimo lo allontana per un po’, al prezzo però di aggravare ogni giorno che passa il conto che si sconterà più tardi, quando comunque il problema scoppierà comunque, più forte.

#2 Edo on 10.25.10 at 11:09 pm

Sottoscrivo in pieno le tue parole. Non volevo ventilare che la Fiat dovesse rendere i favori ricevuti finora, ma di fronte ad una strafottenza simile mi pare piu’ che giusto rinfacciarli.

In ogni caso hai centrato il punto di molte faccende: lo status quo non puo’ essere mantenuto.

Innovazione e la ricerca possono dare il valore aggiunto ad un mercato agonizzante come quello dell’auto. Sarebbe bello che per la prima volta in 50 anni producessero una macchina in grado di fare almeno 1500 km con un pieno. Secondo me siamo rimasti agli stessi consumi (km con un pieno) di 40 anni fa, ma la potenza e la massa delle vetture sono cresciute.

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